11. Antico Ospedale San Francesco (Ceva – CN)

L’origine di Ceva è probabilmente legata alla costruzione nel X–XI secolo di un castrum sul rilievo, facilmente difendibile, che sorge alla confluenza del torrente Cevetta con il Tanaro. L’insediamento abitativo si sviluppò alla base della collinetta lungo l’attuale via Valgelata.
La nascita del marchesato costituì il principale fattore di sviluppo dell’abitato. In un documento del 1213 si parla per la prima volta di un palacium marchionale. E’ proprio ai primi decenni del XIII secolo che risalgono le prime costruzioni del centro storico, il cui rapido sviluppo è dimostrato dall’ampio repertorio di archi, archetti e decorazioni di stile gotico che decorano le facciate degli edifici. Proprio l’uniformità dello stile costruttivo testimonia, però, anche il precoce blocco dello sviluppo di Ceva. In particolare non vi è traccia dell’evoluzione dell’architettura verso modelli rinascimentali. La mancata evoluzione del centro urbano è probabilmente legato alla scelta fatta, già a partire da Guglielmo I, di non aderire alla pratica della primogenitura. Tale scelta ha portato alla nascita di un numero rapidamente crescente di eredi che potevano fregiarsi del titolo di marchese, ma ad una altrettanto rapida riduzione del patrimonio a disposizione da destinare all’adeguamento dell’apparato urbano alla nuove mode.
Anche sul piano delle manifestazioni pittoriche a Ceva si conservano testimonianze della prime interazione tra cultura ligure e piemontese. L’affresco della lunetta del portale dell’antico convento di san Francesco, oggi sede dei servizi socio-sanitari dell’ASL, databile entro i primi decenni del XV secolo, è attribuito a Rufino di Alessandria (42). Raffigura una Madonna col Bambino tra il beato Pietro da Lussemburgo e sant’Antonio Abate, si colloca nel quadro della diffusione del gotico internazionale tra Liguria e basso Piemonte. La raffinatezza delle opere di Rufino di Alessandra, secondo Massimo Bartoletti, è da ricercare nel clima culturale di Milano negli anni della signoria dei Visconti. Secondo Giuliana Algeri, non si può ignorare l’influenza dell’attività per le corti piemontesi di Jacques Iverny, pittore operante alla corte di Avignone tra il 1420 e il 1435.
Iverny è, infatti, l’autore di un trittico oggi conservato nella galleria Sabauda di Torino, opera realizzata per i marchesi Ceva di Nucetto, come dimostrano gli stemmi raffigurati nella predella.
Anche un altro affresco, recentemente scoperto in una abitazione privata del centro storico di Ceva, è attribuito a Rufino di Alessandria, mentre non sono giunte a noi, dell’area urbana di Ceva, testimonianze di opere riconducibili a pittori della scuola monregalese operanti nella seconda metà del XV e nella prima metà del XVI secolo.
Bisognerà attendere l’acquisizione del Marchesato di Ceva da parte dei Pallavicino, nel 1531, per incontrare nuove opere ormai in stile manieristico quali i tondi affrescati sulla facciata del palazzo di via Umberto I, sopra la porta di accesso a via Roma, ispirati allo stile di Pietro Dolce (149).
L’ipotesi che questo palazzo sia stato la prima abitazione dei Pallavicino è rafforzata dal fatto che un tondo rappresenta Scipione l’Africano e il ramo dei Pallavicino che si insedia a Ceva è quello di Scipione, località situata tra Parma e Piacenza. Il periodo segna anche l’inizio di una nuova fase di sviluppo edilizio con la costruzione del Castello Bianco e di quello Rosso, che conserva affreschi riconducibili allo stile dell’autore dei suddetti tondi. Entrambi i castelli sono di proprietà privata; non ne è consentita la visita.
Altri affreschi sono ancora visibili nella cappella del forte. Si tratta di una cappella scavata nella roccia la cui apertura è visibile sulla parte alta della parete rocciosa che sovrasta l’abitato di Ceva, ed è precedente alla costruzione del forte iniziata 1560 per volere del Duca Emanuele Filiberto I di Savoia. Attualmente non è visitabile per la mancanza di sicurezza del sentiero di accesso e la necessità di consolidamento della cappella stessa ; si spera che la convenzione recentemente stipulata tra l’amministrazione comunale e la proprietà permetta di realizzare le opere necessarie a renderla accessibile al pubblico e di intervenire sugli affreschi che necessitano di importanti restauri.

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