19. Cappella di San Rocco (Mombarcaro – CN)

Cappella di San Rocco (Mombarcaro – CN)

La cappella sorge poco fuori del paese, in direzione di Niella Belbo. La data di costruzione non è certa, ma sembra risalire alla prima metà del XV secolo. Gli affreschi di Antonino Ocello da Ceva, presenti sulle pareti interne, rendono credibile questa ipotesi essendo accerta la sua presenza all’epoca a Mombarcaro e a Monesiglio (135).
Sul muro di destra della cappella, in basso al posto del velario, troviamo una cavalcata dei vizi. I peccatori a cavallo sono legati alla gola da una catena che li trascina nella bocca del Leviatano, un terribile mostro marino dalla leggendaria forza come è descritto nell’Antico Testamento.
Un’altra particolarità è rappresentata dall’affresco raffigurante il miracolo di Santo Domingo della Calzada, località della regione spagnola della Rioja, lungo il cammino per Santiago di Compostela. Un giovane tedesco in cammino verso il santuario di Compostela giunto a Calzada è ingiustamente accusato di furto. Condannato a morte per impiccagione grazie al miracoloso intervento di san Giacomo, già con il cappio al collo, fu risparmiato dalla morte restando il suo corpo sollevato dalla mano del santo. I genitori stupiti per il miracolo corsero dall’alcalde, figura corrispondente oggi al sindaco della città, per chiederne la liberazione. Questi, intento a mangiare, affermò che il giovane era vivo come il gallo e la gallina arrostiti che aveva nel piatto. A quelle parole i due volatili, rimesse le piume cominciarono a cantare, a saltellare e spiccarono il volo dalla tavola imbandita per il pranzo. Inutile dire che il giovane fu subito liberato e riconsegnato alla famiglia.
Il richiamo al miracolo della Calzada testimonia del fatto che la cappella doveva sorgere su uno degli itinerari seguiti dai pellegrini per raggiungere il santuario di Santiago di Compostella.

Situato fuori del paese, a sud, in località san Luigi, il santuario della Madonna delle Grazie conserva una affresco della Madonna tra i santi Antonio Abate e Giovanni Evangelista. Originariamente dipinto su un pilone, forse ad opera di Antonino Occelli, con la costruzione del santuario nel 1666 il pilone è stato inglobato nelle strutture della chiesa (135).

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