13. Cappella del Castello (Saliceto – CN)

Il castello, edificato come fortilizio tra i secoli XII-XIII, si presenta oggi come una poderosa struttura residenziale a pianta trapezoidale, rinforzata da tre torri agli angoli. Una quarta torre spianata alla metà del XVII secolo durante l’assedio dell’esercito spagnolo, è sostituita da una struttura lignea per ricostruire l’originario equilibrio dei volumi. Il castello, anticamente circondato da un fossato e accessibile da un ponte levatoio, è oggi raggiungibile dalla rampa in muratura che conduce all’imponente portale di ingresso.
Al piano terra del cortile sono visibili i resti di una cappella. Gli affreschi che decorano questo piccolo spazio descrivono alcune scene dell’infanzia di Gesù. Quelli laterali sono stati mutilati dalla successiva apertura di passaggi. Quello sulla parete di fondo, integro, rappresenta una Natività in cui il Bambino non è riposto nella classica mangiatoia, ma in un piccolo letto. In alto gli angeli annunciano la buona novella ai pastori. Anche se deteriorato per l’esposizione agli agenti atmosferici l’affresco, risalente alla fine del XIV secolo, per lo stile e la qualità dell’opera rimanda ad un artista di alto livello di provenienza toscana. Il ciclo di affreschi è stato molto probabilmente commissionato a Francesco di Michele da Firenze la cui presenza all’epoca è testimoniata tra Genova e Savona, richiamato a Saliceto dalla raffinata corte dei Del Carretto (31).
Recentemente l’abbattimento di un muro sul fondo della cappella ha portato alla luce una profonda nicchia contenente altri affreschi in ottimo stato di conservazione. Sulla volta è rappresentato un Agnus Dei, a cui è sovrapposta una grande croce gemmata. Sulle paretine laterali si fronteggiano due medaglioni a monocromo, recanti volti femminili, molto probabilmente delle Sibille. Sotto, lo stemma della famiglia Del Carretto, fautori di questa piccola, ma pregiata decorazione. Anche in questo caso gli affreschi fanno riferimento allo stile toscano di fine ‘300, forse opera della stessa mano delle scene dell’infanzia di Gesù.

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