01.Chiesa di San Fiorenzo (Bastia Mondovì)

All’origine San Fiorenzo doveva presentarsi come una delle tante cappelle campestri edificate nel corso del X-XI secolo che testimoniano della diffusione, all’epoca, della presenza dell’uomo su tutto il territorio piemontese. L’aspetto attuale è dovuto alla costruzione, nel XV secolo, di una chiesa a navata unica, di cui l’antica cappella costituisce l’attuale presbiterio. La chiesa sorge all’inizio dell’importante percorso storico che da Bastia conduce a Murazzano e da qui al porto di Savona.
Appena entrati si è colpiti dalla policromia degli affreschi che coprono interamente le pareti della chiesa. Ci si trova di fronte ad una vera e propria “biblia pauperum”, destinata ad una popolazione in gran parte analfabeta, una rappresentazione per immagini della vita di Gesù e di altri santi, una indicazione dei comportamenti che un buon cristiano deve tenere in vita.
Di particolare effetto è il grande affresco del Giudizio Universale che ricopre la parte centrale della parete destra. In basso è rappresentata la Cavalcata dei Vizi che portano le anime alle sofferenze dell’inferno, efficacemente rappresentate nel riquadro immediatamente superiore. Viceversa le opere di carità della parte centrale avviano le anime di chi le pratica al paradiso, che occupa la parte più elevata dell’affresco.
Committente degli affreschi, che si sviluppano su una superficie di 326m², è Bonifacio della Torre, signore di Carassone, l’antico insediamento dal quale ebbe origine Bastia di Mondovì, anche se indizi presenti nei dipinti sembrano fare riferimento ad altri committenti oltre a Bonifacio.
Sono opera di più artisti tutti riconducibili alla scuola monregalese.
Gli affreschi della navata principale richiamano lo stile del Mazzucco (85), in particolare nelle forme, ingenue e spontanee, con cui sono rappresentate le vite della Vergine e dei Santi, raffigurate nella controfacciata. A sinistra dell’affresco del giudizio universale è rappresentata la storia di san Fiorenzo, a destra quella di sant’Antonio Abate. La parete di sinistra, occupata dalle storie della passione di Gesù, è la parte più danneggiata degli affreschi.
Il grande arco trionfale si presenta come una vera e propria galleria di immagini di santi: si riconoscono san Domenico, san Francesco, san Gerolamo, sant’Antonio Abate, santa Margherita d’Antiochia, santa Caterina d’Alessandria, san Giovanni Battista, san Lorenzo.
Le decorazioni del presbiterio sono più antiche di quelle della navata, era infatti normale iniziare a dipingere dalla parte più importante della chiesa, quella dove si trova l’altare. Nell’abside al di sotto dell’affresco dei santi Maurizio, Giorgio e Bartolomeo, sono visibili resti degli affreschi di stile romanico (21) che dovevano decorare la primitiva cappella. Lo stile gotico che caratterizza con la preziosità del blu di lapislazzuli, la doratura delle aureole, la complessità dei motivi geometrici i dipinti dell’abside, riconduce agli insegnamenti di Frater Henricus.
Di particolare qualità il Martirio di San Sebastiano, la Madonna con Bambino fra i due santi cavalieri e i santi Michele e Bartolomeo che occupano tre riquadri della parete di fondo.

Lo stesso disegno minuto, prezioso e leggero si ritrova nell’Annunciazione e nella Madonna in trono sulla parete esterna in corrispondenza dell’attuale ingresso. Nonostante l’elevata qualità dell’esecuzione, non sembra che questi affreschi siano eseguiti dalla mano di Frater Henricus (65), sono forse opera del suo miglior seguace: il Maestro di san Po’. Al Maestro di san Quintino (67), della stessa scuola e autore di un ciclo di affreschi nella chiesa dell’omonima frazione di Mondovì, si devono la Crocifissione della lunetta e della volta dell’abside e i dipinti dei santi dell’arco trionfale. Nonostante la buona qualità di queste pitture il disegno si presenta più grossolano, i contorni e i colori marcati, quasi uno stile di transizione tra Frater Henricus e il Massucco.
La Madonna con Bambino tra due santi della lunetta del portale, sulla facciata della cappella, richiama invece lo stile, ormai pienamente rinascimentale, di Defendente Ferrari(124).

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