IL SOGNO DI MAURO

 MAURO GIACOSA

RACCONTO LETTO IN OCCASIONE DELLA RECITA NATALIZIA IL 23/01/2013 NELLA PARROCCHIALE DI CASTELNUOVO DI CEVA

“NON DIMENTICATECI”

 

Non sta nevicando anche se la temperatura vicino allo zero ed il tempo uggioso possono far cambiare la situazione da un momento all’altro.

Mancano ancora un paio d’ore alla messa di mezzanotte e poi un altro Natale si aggiungerà alla già piuttosto nutrita pattuglia dei “natali” precedenti.

Ma di andare alla messa proprio non se ne parla; quest’anno avrei optato per una capatina in chiesa qualche momento prima cercando di evitare la fila di persone che di lì a poco si riverseranno nella casa di Dio.

E giusto perchè proprio con quel dio mi sono ripromesso di chiarire alcune cosette, eccomi lì, tutto solo nella navata deserta e poco riscaldata, a tentare un approccio tutt’altro che facile con il padrone di casa.

Bene, tanto vale che mi sieda. I banchi sono tutti per me e -se proprio il discorso dovesse protrarsi un po’ più a lungo- è comunque meglio stare comodi.

Sono quasi le ventidue del 24 Dicembre nella semplice ma decorosa chiesa di Castelnuovo ed il silenzio è pesante. Mi sistemo il bavero del cappotto per proteggermi dal freddo, poi chiudo gli occhi e cerco di trovare le parole giuste e al tempo stesso un po’ di serenità.

I ricordi iniziano e defluire e la mente ripercorre il viaggio all’inverso. Torno bambino fra quegli stessi banchi o poco più avanti, dall’altare, in tenuta biancorossa da chierichetto. Quante messe “servite” a litigarci l’onore di suonare il campanello all’Elevazione o lavare le mani all’arciprete prima della Comunione.

Quante formazioni della Juventus ripassavo mentalmente durante l’omelia di Don Valesano e quante volte, durante la stessa omelia, mi ritrovavo a pensare con l’acquolina in bocca al succulento pranzetto domenicale….

Mantengo gli occhi chiusi, non si sta poi così male, sorrido con me stesso mentre rivedo episodi del passato e intanto le palpebre si fanno più pesanti…..

 

“Forza…su…n’duma… e dai cu ven taordi….tra’n po e rivu iaci…”     (1)

 (1) “Forza…su…andiamo… e dai che viene tardi….tra poco arrivano gli altri…”

 Sta entrando qualcuno in chiesa, cos’è questo vociare? Mi volto e scorgo un gruppetto di persone che indugiano in fondo alla navata. Sembrano donne, quattro o cinque, molto anziane, ma che si muovono in maniera incredibilmente agile per la loro età.

“Mauro, Mauro…” mi sento chiamare da una di loro. Ma chi sono…non le conosco ma, evidentemente, loro conoscono me.

Per una volta che varco il portone della chiesa non si riesce a stare un momento in pace. Mi avvicino a colei che parrebbe conoscermi bene e, dopo averla osservata un momento nell’incerta luce delle lampade, mi si gela il sangue nelle vene. “Nonna…nonna… ma sei tu? Non è possibile…”. “Come non è possibile – risponde la donna – certo che sono io”.

“Ma…tu sei morta nel 2000, ti abbiamo fatto il funerale il giorno prima del mio compleanno. Che razza di scherzo è questo?”.

Mia nonna, mia nonna Concessa che è morta da quasi tredici anni mi sta parlando tranquillamente come se abitasse ancora al vecchio indirizzo di Via Case Soprane.

Completamente sconcertato – e praticamente certo di vivere un sogno incredibile – butto un occhio alle altre donne con lei. Improvvisamente le riconosco tutte e tre: Juccia, Antonietta ed Elvira, quattro amiche per la pelle che hanno condiviso, quasi in simbiosi, gli ultimi anni della loro vita e che se ne sono andate praticamente una dietro l’altra.

“Nonna, ma loro sono….”. “Sì, Mauro, sono proprio loro, anche adesso passiamo molto tempo insieme e, credimi, se c’è una cosa che non ci manca è proprio il tempo….” Tento di rivolgermi anche a loro ma la nonna interviene: “….riescono a sentirti ma non possono parlare con te, solo io sono autorizzata…”. Autorizzata da chi, mi domando?  Mi ritrovo a discutere con mia nonna, deceduta ormai da parecchi anni, la quale mi informa di essere autorizzata a parlare con me…..nella notte di Natale.

“ Mauro, non pretendere di capire cose che neppure io saprei spiegarti, sappi solo che noi veniamo tutte le vigilie di Natale in chiesa qualche momento prima che giungano gli altri – per “altri” intendo quelli viventi, ovviamente. Sapevamo di trovarti qui e dobbiamo parlarti di una certa questione molto importante per quelli della nostra generazione. Anche se nella dimensione nella quale ci troviamo la parola generazione non è come puoi intenderla tu…”

In quel mentre altre persone stanno varcando il portone della chiesa. Ma non ci credo….!… Mio nonno Saverio. È proprio lui. Gli corro incontro colle lacrime agli occhi. Quante cose gli vorrei dire, ma non so da che parte cominciare. È ancora la nonna che mi viene in soccorso. “Lui non può parlarti ma non serve che lo faccia neppure tu. Sa esattamente ciò che vorresti dirgli; sono passati tanti anni ma ti vogliamo sempre molto bene, come del resto ognuno di noi ne vuole alle proprie persone care”.

Vorrei dire alla nonna che anche io ho voluto loro molto bene e che, praticamente, non passa giorno che non rammenti tutte le estati trascorse a Castelnuovo quando credevo veramente, ben prima di conoscere la saga del Signore degli Anelli, che questa fosse la vera terra di mezzo.

Dietro al nonno altri si stanno guardando intorno; alcuni visi non mi dicono nulla, ad altri non riesco a dare un nome, pur ricordando la fisionomia, ma diversi riesco a collocarli perfettamente. Un uomo grande e grosso, con i capelli corti tagliati a spazzola e lo sguardo fiero, sembra mi stia osservando: è Maurizio Canapale, dirimpettaio dei miei nonni, una persona che ricordo con molto affetto, di una intelligenza superiore alla media, con una sete di conoscenza e una sensibilità particolare incastonate in un animo semplice.

Dietro di lui Alfonso con Guido e Marcellino – suoi figli – anche loro vicini di casi dei nonni. Un uomo un poco in disparte è la fotocopia di nonna Concessa. E’ lo zio Maurizio, suo fratello, con la zia Secondina. Anche loro mi sono rimasti nel cuore. Alla zia Secondina, che era in quegli anni una delle poche persone a possedere un televisore, devo molto della mia passione per il cinema. Quanti films in bianco e nero ho visto in casa sua oltre a centinaia di puntate di Zorro, Furia, Spazio 1999 e originali televisivi come La Cittadella, Lungo il fiume e sull’acqua o Un certo Harry Brent.

Poi ne vedo altri: Alfredo e Pierin Scarzella, Juan Verdesio, Dario e Armando Moretti, Giovanni Secco, Pierino Zunino, Pasqualino del Merlo, Mariettina, sempre claudicante, ma direi in forma, suo fratello Tillio – che non so perchè ma mi ha sempre ricordato Walt Disney – Jolanda, straordinaria erborista. E ancora, Pallino della Curma, Davidde, Tony di Pianbosco, l’altro Tony con la moglie Marcella, Mario degli Stevagni con  Giuseppina e Dante, Adolfo delle Case Soprane, Riccardo Rebuffo (un grande sindaco) e molti, molti altri che non ricordo per nome ma che porterò sempre dentro di me….!

“Senti Mauro – riprende la nonna – non ho più molto tempo, debbo dirti quello per cui siamo venuti da te stanotte. Abbiamo saputo che tu e qualche tuo amico state raccogliendo vecchie fotografie per una mostra da allestire in paese. È un’idea molto suggestiva, ma tutti noi vogliamo pregarvi di fare un lavoro completo senza possibilmente dimenticare alcuno. Vieni con me…….”

La nonna mi prende per mano (una mano incredibilmente calda per una persona morta da quasi quindici anni) e mi conduce fuori sul sagrato della chiesa. “Guarda tutta questa gente, nessuno deve essere dimenticato….!”.

Lo spettacolo innanzi a me mi lascia senza fiato. Centinaia e centinaia di figure del passato stanno riempiendo la piazza e altra gente sta sopraggiungendo dalle viuzze laterali.

Ne riconosco altri: Anselmo Braida insieme a Dario suo fratello, Muccin, Tullio Piana, Elvirina, Felicino con la bella divisa da portalettere e la sorella Delfina, Bernardo avvolto nel suo tabarro e con il perenne toscano in bocca, Celeste, Pietrino Pesce e Rosa, Giovanbattista Zunino che una volta ci prestò una mazza per spaccare la legna.

Poco più in là scorgo Giuanin d’Campey -che ha gestito per anni con piglio professionale la Società Operaia – chiacchierare amabilmente con Erminio e Ermelinda, con loro anche Maurizzina e Dulfin,  Carluccio e Elsa, Faustina, Lina Begliatti…..

E poi….Diamantina, Pietro e Mattia della Fossa, Tina, Adelina, Rosa, Lidia e Albino.

Angelinin del forno, con Adolfo, che mi fa tornare alla mente il buon odore del pane appena cotto, caldo e fragrante come solo il pane nostrano sa essere……

Un signore distinto in giacca e cravatta sta intrattenendo altre persone: è il maestro Canavese con la sua collega più anziana – la Signora Rebuffo – e con loro riconosco Remo, Bruno e Armando il barbiere.

In fondo, quasi dal ristorante, intravedo Vittorina dei Piantelli, Franco, Giulio, Letizia, Giuseppino e Guido, Marietta, Alfonso, Emilio e Ida, Aldino e Silvano Polleri, Pasqualina e tanti altri ancora dei quali ne ho perso il nome.

Ma sono tutti lì, in piazza nella notte di Natale.

“Andate di casa in casa, raccogliete tutte le fotografie che trovate. Fatele vedere, puntateci con il dito mentre spiegate ai più giovani chi siamo. Perchè noi rappresentiamo il vostro passato, siamo stati il paese prima di voi e un giorno voi sarete tutto questo per i vostri pronipoti….”

Sono senza parole mentre prometto alla nonna che faremo tutto il possibile per ricordarci di tutti…..ma proprio di tutti.

Mi passa accanto una signora alta, molto elegante, con i capelli neri raccolti in un superbo chignon. “Assomiglia ad Evita Peron” dico scherzosamente alla nonna. “Macchè Evita – risponde – quella è Marinetta e accanto a lei c’è Luigi”.

“Luigi e Marinetta? Ma non erano in Australia?”.

“Mauro – mi riprende bonariamente la nonna – come posso farti capire che dove siamo noi l’Australia è poco più distante del bivio di San Pietro….!”.

“Nonna – riprendo ormai commosso – la gente comincia ad arrivare, vi vedranno tutti…”.

“Questo è il tuo sogno, Mauro, ci puoi vedere soltanto tu. Per le altre persone è una vigilia di Natale come tutte le altre. Ma ora anche a te resta poco tempo. Ciao Mauretto ti saluto neh…, ti salutiamo tutti. Ricordati la promessa…..non dimenticateci, noi siamo sempre in mezzo a voi, ma non dimenticateci. Buon Natale a tutti……”


“Nonna, nonna aspetta….non andare…”. Mi sento picchiettare su una spalla. “Papà, papà svegliati….papaa…”. Apro gli occhi di scatto, Luca è davanti a me e mi guarda strano. “Ecco dov’eri finito, ti ho cercato dappertutto. Ti sei addormentato in chiesa, non hai risposto nemmeno alle telefonate”.

Confuso cerco di riprendermi e darmi un tono più naturale possibile.

“Scusami, devo essermi assopito, oggi sono molto stanco. Ma che ore sono?”.

“Le undici meno un quarto e non trovo più il gatto….andiamo a cercarlo, non voglio che passi fuori tutta la notte”.

“Certo andiamo a cercare Jerry – rispondo alzandomi. Abbraccio mio figlio mentre guadagniamo l’uscita.

È stato un sogno, un sogno incredibile e debbo ancora recuperare la realtà.

“Non dimenticateci…..”. Queste parole mi echeggiano nella mente. Certo che non lo faremo…..non lo faremo mai…..!

“Papà nevica…vieni a vedere…”. La piazza, ora completamente vuota, si sta lentamente imbiancando. I fiocchi scendono leggeri, soffici….lievi.

Che Natale sarebbe senza la neve?

E che Natale sarebbe senza le persone care, quelle ancora tra di noi e quelle che, apparentemente, non ci sono più…!

Mi incammino con Luca verso casa, mi sento per una volta finalmente in pace.

Ho fatto un sogno….. forse…..!

 

 

 

 

 

M. G.

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