Castelnuovo, un paese sulle vie di traffico, da e verso il mare, in epoca feudale

Adriano, vicino di casa di Malpotremo, fornisce un contributo storico alla lettura e interpretazione del territorio.

Durante l’ultima glaciazione che si è sviluppata tra 110.000 e 12.000 anni fa la formazione di immense coperture glaciali sulle terre emerse ha portato ad un abbassamento del livello del mare di decine di metri e l’arretramento della linea di costa.  Nel Finalese la presenza dei ripari offerti dalle grotte aperte nelle formazioni  calcaree, il clima mite rispetto a quello della montagna e delle Alpi Liguri, permettono lo sviluppo nelle vasta pianura costiera, larga centinaia di metri, delle prime forme di agricoltura e allevamento.

I cambiamenti climatici che portarono alla fine della glaciazione di Wurm  avviarono  lo scioglimento delle coperture glaciali e, di conseguenza, un innalzamento del livello del mare: le popolazioni insediate sulla pianura costiera videro  progressivamente ridotte le possibilità di sopravvivenza fino a dover risalire la montagna ligure alla ricerca di nuovi territori sul versante padano.  Impresa non semplice perché i fiumi che discendono  dalla Alpi Liguri rovesciavano sulla pianura enormi masse d’acqua che non scorrevano in alvei ben definiti, ma di anno in anno, al variare delle stagioni si disperdevano in molti rami continuamente variabili. Il risultato di questo continuo divagare di immense masse d’acqua  era un paesaggio caratterizzato  da acquitrini e torbiere in un clima ancora freddo che rendeva difficile lo sviluppo di una significativa copertura vegetale. Fa eccezione il corso del Tanaro che, separato dalla pianura dai terrazzi fluviali sui quali oggi sorgono Carrù, Bra, Caraglio, offriva probabilmente condizioni favorevoli allo sviluppo di insediamento umani,  oltre alla facilità di collegamenti rappresentata dal corso del fiume. Le testimonianze della cultura neolitica, infatti, si concentrano lungo il Tanaro  dove, nei pressi di Alba, intorno al 5500 a.C. sorgeva un vero e proprio villaggio di capanne e dove sono stati trovati falcetti di selce per la mietitura e resti di animali domestici, tracce certe dell’esistenza di un insediamento contadino in un’epoca in cui altrove in Piemonte è ancora attestata la presenza solo di gruppi di cacciatori-raccoglitori.

L’ulteriore aumento della temperature che caratterizza l’età del bronzo produce lo sviluppo di una impenetrabile copertura forestale delle aree pianeggianti che ha, come conseguenza, un’ ulteriore concentrazione degli insediamenti lungo il corso dei fiumi o nelle aree collinari. Vista la posizione non sembra possibile che si siano sviluppati insediamenti permanenti  a quote e in climi come quelli che caratterizzano Castelnuovo.  Non si può, però, escludere che l’area fosse frequentata da cacciatori o pastori transumanti.  Probabile, invece, è la presenza nell’età del ferro, circa 5.000 a.c., di tribù liguri insediate nei castellari sui quali spesso sono sorte  molte delle fortificazioni della prima fase dell’incastellamento del X-XI  secolo.

 La penetrazione romana nell’area non avviene con la prima fase di occupazione che si sviluppa a partire dall’Emilia seguendo il Po e il corso del Tanaro nel IV –V secolo a.C., ma solo nel II secolo d.C., a partire da Albenga,  lungo il corso superiore del Tanaro,  dopo la definitiva sconfitta della tribù Liguri montane. La dispersione dei reperti romani nel territorio Cebano sembra dimostrare che in quest’area non si è mai sviluppata una struttura urbana, ma solo villaggi o mansi isolati in cui l’attività prevalente era l’allevamento.

Vista la marginalità dell’area non esistono tracce delle vicende relative alla crisi dell’impero romano e della prime invasioni “barbariche”. Neppure esistono testimonianze della successiva pace Carolingia o delle invasioni Ungare, mentre eccessiva è la valutazione delle distruzioni prodotte dalla invasioni Saracene, che spesso erano sostenute da malfattori locali.

L’importanza di Castelnuovo di Ceva si afferma con la riorganizzazione del territorio operata dalle Marche feudali nelle quali è suddiviso il territorio piemontese. Una delle principali caratteristiche di tale riorganizzazione è il ripristino delle antiche percorrenze di crinale, destinate a sostituire la rete viaria di epoca romana ormai abbandonata e priva di manutenzione. Le lunghe dorsali di colline che da Montezemolo e Millesimo raggiungono la pianura Padana, costituiscono le fondamentali direttrici di traffici attraverso la Lomellina verso i Cantoni Svizzeri, e da Milano verso l’Austria (a partire dal) in direzione del  porto di Finale e de(a)gli altri approdi della costa ligure di ponente.  Nell’area di Castelnuovo questo importante flusso commerciale si incontra con quelli provenienti dal basso Piemonte e diretti, attraverso l’area cebana, al porto di Savona (Finale). In un periodo in cui il bisogno di sicurezza porta ovunque alla nascita di fortificazioni e castelli è facile pensare (giustificare la) alla nascita di un castello fortificato in una posizione così strategica per i grandi flussi commerciali dell’epoca. E’ proprio attraverso le testimonianze documentali (anche se per ora modeste) dei passaggi di proprietà di tale struttura che Castelnuovo di Ceva entra nella storia.

 

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